Advanced Metal Detecting Research Lab

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THEORY

UPDATE: Due parole sulla Pulse Induction e la gestione della Mineralizzazione…

In questi giorni, alcuni mie amici mi hanno chiesto di fornire qualche chiarimento circa la capacità dei metal detector Pulse Induction di non essere (o quanto meno esserlo in maniera molto minore rispetto ai VLF) disturbati dalla mineralizzazione del terreno.

Per avendo conoscenze ancora piuttosto limitate della tecnologia PI, posso dire che la gestione della mineralizzazione salina e ferrosa è molto più semplice, almeno rispetto alle macchine VLF, venendo a mancare completamente la componente X (reattiva) nel segnale indotto ricevuto dalla piastra e che rappresenta la parte più consistente del segnale proveniente dal terreno/battigia complessivamente rilevato dalla macchina.

Come forse chi possiede competenze tecniche approfondite già saprà, il segnale derivante dal campo magnetico generato da target e/o terreno può essere meglio descritto come composto da 2 componenti: X e R.

La prima (X), detta anche componente REATTIVA, ha la stessa forma del segnale TX trasmesso dal metal e ne segue ISTANTANEAMENTE l’andamento.
La seconda (R), detta anche RESISTIVA o “Lossy”, è ciò che rimane delle correnti eddy dopo la sottrazione della componente reattiva e segue l’andamento storico del segnale trasmesso. Per fare un esempio semplice è un po’ come l’inerzia di una macchina dopo che abbiamo inchiodato. Per un po’ l’auto continua ad andare avanti ma, ovviamente, il tempo e lo spazio di frenata dipendono dalla velocità a cui stavo andando al momento della frenata, dal tipo di freni/pneumatici etc.

Ogni metallo ha un rapporto X/R caratteristico ed è questo che va analizzato per arrivare ad una corretta discriminazione. Ora… Il terreno mineralizzato ha una forte componente X e una molto molto minore componente R (che di solito è comunque meno intenso dell’X).

Cosa accade nei Pulse Induction per cui si dice che si facciano un baffo della mineralizzazione?
Semplice… o quasi… ehehehe
Per dirla in parole semplici, il Metal Pulse Induction “spara” un treno di impulsi ad alta energia creando un campo magnetico nel terreno. Al termine della durata dell’impulso, si spegne tutto (a differenza dei VLF che invece trasmettono il segnale in continuazione) e il detector resta in ascolto della risposta della zona ispezionata, campionando il segnale dopo un tempo T che può essere fisso o anche impostabile dall’utente.
Il segnale RX ricevuto dalla piastra sarà però (a differenza dei metal VLF) composto solo dalla componente (scusate ancora il gioco di parole) R perchè, dato che la X, essendo ISTANTANEAMENTE LEGATA AL SEGNALE TRASMESSO, verrà a mancare dato che, come ho detto prima, nel PI abbiamo “spento tutto” dopo la trasmissione dell’impulso.
Rimarrà quindi, giova ripetere, solo la parte R e non avremo più la componente X, piuttosto imponente nel terreno, a confondere le idee del metal detector.

Ci siamo quasi…
Sarà dunque facile, per il Metal PI andare a verificare che un R basso e poco variabile è derivante dal terreno. A questo punto, fissato questo valore di “fondo”, esso potrà essere compensato da un eventuale sistema di bilanciamento.

Rovescio della medaglia?

Credo che parecchi abbiano già intuito…

Ho detto sopra che per identificare correttamente un target bisogna analizzare il suo rapporto X/R. Ahimè qui abbiamo solo la componente R e può accadere che metalli diversi possano avere R uguali o che, a causa proprio della sottrazione della R del terreno, le carte si imbroglino…

Leonardo/"Bodhi3"
Leonardo/”Bodhi3″

Ecco perchè, in parole povere povere (magari non troppo strettamente rigorose) i P.I. riescono molto bene a dirti che  QUALCOSA SOTTO C’E’… anche se non si sa bene COSA… 😀

Gli ultimi studi però ci indicano che alcune aziende stanno lavorando in maniera significativa a questa tecnologia per introdurre forme di discriminazione efficaci ed affidabili, probabilmente attraverso multi-campionamenti del segnale con analisi comparative.

Ovviamente… restiamo a guardare…
Leonardo/”Bodhi3″
AMD Tech Team

PS Chiedo scusa ad ingegneri e fisici per la trattazione “all’acqua di rose” dell’argomento. Richiederebbe sicuramente maggiore precisione ma, penso, perderebbe di semplicità e immediatezza. Scusate ancora.

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