Aumentiamo la probabilità di trovare anelli col Metal detector (SECONDA PARTE)
Grazie al prezioso contributo dei miei amici in AMDTT, Sergio/”Xergix” e Mauro/”Mauroki”, veri specialisti della ricerca in spiaggia e mare (e non solo!), vorrei condividere con voi alcuni suggerimenti che potranno essere utili per migliorare le chance di trovare anelli in spiaggia, battigia o in piccola immersione.
Come ho spiegato nella prima parte di questa analisi (vedi LINK), vivendo io in Umbria, ho un’esperienza di ricerca in mare abbastanza limitata. Ho quindi deciso, per onestà intellettuale, di coinvolgere nel presente lavoro i miei colleghi di AMDTT che vivono in località vicine al mare e che fanno ricerca in questo contesto operativo con continuità e hanno accumulato una notevole esperienza.
I cercatori novizi potrebbero innanzitutto chiedersi che differenza c’è tra la ricerca in spiaggia e mare e sulla terra e perché leggere un articolo dedicato “esclusivamente” all’ambiente marittimo.
La risposta è abbastanza semplice: il contesto di mare non solo è quello che ha la maggiore probabilità di trovare anelli (sia di valore che di bigiotteria) ma pone allo stesso tempo delle problematiche speciali che normalmente non impattano sulla ricerca in terra.
Iniziamo dunque la trattazione ricordando brevemente quali sono i motivi per i quali, con maggiore frequenza, le persone perdono anelli quando frequentano le spiagge. Rileggendo velocemente la prima parte di questo articolo troviamo che:
“Gli sbalzi termici non fanno mai bene!
Se il nostro anello ci sta perfettamente a misura quando siamo ad una temperatura esterna media, può capitare che, se la temperatura si alza potrebbe iniziare a starci un po’ più stretto per via del naturale rigonfiamento delle dita a causa della circolazione sanguigna che tende ad essere più abbondante. Se invece la temperatura si abbassa, le nostre dita tenderanno a “sgonfiarsi” un po’ e l’anello potrebbe andarci anche un po’ largo. Fortunatamente questi cambi di temperatura non sono così repentini in condizioni ordinarie ma, in casi molto comuni, è facile che tutto ciò accada. Dove? Per esempio al mare (…), dove la temperatura dell’acqua è sempre sensibilmente più bassa rispetto a quella dell’aria. Entrando in acqua per nuotare o per altri motivi, porta ad un repentino abbassamento della temperatura corporea con conseguente “assottigliamento” delle dita. Se poi aggiungiamo il fatto che spesso d’estate si usano creme protettive leggermente oleose, ecco che aumentiamo le possibilità che il nostro amato anello scivoli via e venga perso.”
Inoltre, molto spesso, le spiagge sono luogo di svago sportivo o di intrattenimento: nuoto, pallavolo o altri giochi sia in acqua che sulla sabbia asciutta, “racchettoni”, AcquaGym etc. fino alle semplici passeggiate rilassanti nei primi centimetri d’acqua, tanto utili a stimolare la circolazione sanguigna delle gambe.
La parola agli Esperti!
Dalle analisi empiriche svolte dal nostro amico Sergio/”Xergix”, è emerso che: “Gli anelli in mare si trovano prevalentemente in acqua per le cause che hai già descritto; durante la stagione estiva la zona più propizia è compresa fra la battigia e i primi tre-quattro metri di mare, dove la gente generalmente si ferma a rinfrescarsi. Ho notato inoltre che molti, al momento di uscire, si “sgocciolano” le mani con movimento repentino e in genere un anello largo schizza via che è una bellezza. Aggiungo poi che da noi (sul Mar Tirreno) e in Adriatico, c’è la consuetudine di passeggiare in acqua (in maggioranza donne) avanti e indietro parallelamente alla battigia; come anticipavi anche tu, si tratta di una specie di AcquaGym “Light” per la circolazione sanguigna e snellimento delle gambe e anche lì è facile lasciare cadere anelli e braccialetti.”.
L’amico Mauro/”Mauroki” aggiunge: “Non dimenticate che nel periodo estivo, nei primi metri di battigia le persone si mettono sedute in riva al mare. E’ quindi una zona da tenere in altissima considerazione per la ricerca di anelli o altri tipi di gioielli.” .
Sembra quindi abbastanza chiaro che la prima cosa da fare è concentrare le nostre ricerche nelle zone dove statisticamente risulterà più probabile trovare anelli: battigia e primi metri d’acqua. Va da se che non è infrequente trovare anelli anche su sabbia asciutta ma, proprio per i motivi sopra esposti, le probabilità che qualcuno perda questi preziosi manufatti lontano dall’acqua crollano in maniera esponenziale.
Studiamoci il campo…non tiriamo ad indovinare…
Dopo aver fatto un breve ripasso di come, con maggiore frequenza, le persone perdono gli anelli, andiamo a studiare il terreno di gioco: la spiaggia, la battigia e il mare.
Per semplicità in questo articolo parleremo prevalentemente di ambiente sabbioso, lasciando le spiagge di ciottoli ad una trattazione secondaria.
Sostanzialmente possiamo dividere l’ambiente di ricerca marino in tre zone: spiaggia (sabbia asciutta), battigia (sabbia bagnata) e mare (da pochi cm d’acqua all’alta profondità).
La prima cosa di cui dovremo tener conto è il tipo di sabbia che compone la spiaggia. Normalmente le spiagge italiane variano tra la sabbia bianca/gialla a quella grigia o nera. E’ più raro trovare sabbie bianche finissime, come quelle simili al borotalco dei caraibi, o quella rosa di tipo desertico.
Cosa differenzia le sabbie bianche da quelle grigie e nere? Semplicemente la percentuale di minerali ferrosi. Più la sabbia è scura e più sarà ricca di minerale ferroso. Ci sono spiagge così nere che, poggiando una calamita a terra, essa verrà completamente ricoperta dai minuscoli granelli ferrosi che rimarranno attaccati.
Le sabbie bianche e gialle, di converso, sono sostanzialmente prive di minerali ferrosi e sono, per il cercatore, il tipo di spiaggia più auspicabile, offrendo al detector il minor disturbo possibile.
Evviva la sabbia bianca!
Usare il detector in sabbia bianca asciutta è l’ideale per ogni cercatore. In questo contesto, anche i detector non troppo sofisticati e costosi offrono buone prestazioni. Il vero problema non sarà la sabbia, ma la maleducazione. Già, la maleducazione dei bagnanti che tendono a lasciare una marea di rifiuti come tappi, strappi di lattina o lattine intere, carta stagnola, pacchetti di sigarette e tantissima altra immondizia. La vostra bravura sarà nel saper impostare il giusto livello di discriminazione. Attenzione però a non esagerare! Come è noto e come mi hanno ricordato i nostri esperti, la conduttività degli anelli, specie quelli non troppo grandi o quelli in platino, è spesso quasi coincidente a quello degli strappi di lattina o ai grossi pezzi di stagnola. Impostando una discriminazione troppo alta, così come detto per l’ambiente terrestre, potrebbe compromettere il successo della ricerca degli anelli.
Potendo scegliere, sarebbe auspicabile l’utilizzo di un detector che lavori a frequenze piuttosto alte (>15-18 kHz), in quanto queste frequenze sono più sensibili agli oggetti piccoli, di metallo a bassa conduttività, ma allo stesso tempo riescono soprattutto meglio ad identificare i pezzetti di stagnola dagli anelli d’oro.
Come è facile prevedere, sulla sabbia asciutta è molto più probabile trovare immondizia metallica rispetto alla battigia e all’immersione. Ciò implica un maggior numero di target che possono ingannare il cercatore, specie se non dotato di un buon “orecchio” o di una macchina poco sofisticata. Ricordate però sempre che non c’è peggiore sensazione che perdere un anello d’oro per non aver voluto scavare uno strappo di lattina.
Oh My God… BLACK SANDS!!!
Nel caso invece di sabbie grigie o nere, ci troveremo subito di fronte ad un grosso problema. La mineralizzazione ferrosa di queste spiagge infatti, potrebbe mettere in crisi il nostro metal detector o, in alcuni casi, renderlo addirittura inutile. Ma è proprio impossibile cercare col detector sulle spiagge nere? La risposta è NI… A volte sarà necessario utilizzare dei metal detector basati su tecnologia PI (Pulse Induction) invece della più comune VLF/IB (Very Low Frequency/Induction Balance).
Le sabbie nere, chi le frequenta lo sa bene, sono veramente una brutta rogna. La mineralizzazione è così intensa che la maggior parte dei detector VLF non riesce affatto a lavorarci. In casi estremi, l’utilizzo di detector Pulse è veramente l’unica soluzione praticabile. Questa tecnologia, davvero efficace nel neutralizzare la mineralizzazione, ha però il difetto (almeno per i modelli attualmente in commercio) di avere una discriminazione davvero scarsa. Sarete quindi costretti a scavare molto di più del solito. A questo punto il mio suggerimento disinteressato è quello di cambiare strategia. Se possedete un detector Pulse e volete massimizzare le possibilità di trovare anelli in sabbia nera, lasciate stare la parte asciutta e dedicatevi alla battigia e ai primi cm di immersione perché li il livello di immondizia sarà sensibilmente minore e il rapporto Successo/Immondizia sarà sicuramente più favorevole.
La Battigia… Mon Amour…
La battigia, spesso erroneamente chiamata “bagnasciuga” (che invece indica la parte della chiglia delle imbarcazioni che è al limite tra il bagnato e l’asciutto), è quella zona di spiaggia che può estendersi da pochi centimetri a diverse decine di metri, a seconda dell’inclinazione della spiaggia. E’ caratterizzata sostanzialmente dalla presenza di sabbia bagnata o satura d’acqua salata ed è una delle zone più redditizie per il cercatore detectorista. Qui infatti sarà più facile trovare preziosi e gioielli, specie in condizioni di bassa marea, rispetto alla sabbia asciutta. Ma anche stavolta le difficoltà sono in agguato… La mineralizzazione salina, come quella ferrosa, provoca disturbi così intensi da rendere molto spesso i detector inutilizzabili. Se poi ci troviamo in contemporanea presenza anche minima di mineralizzazione ferrosa (sabbia un po’ scura) e mineralizzazione salina (acqua salata) ci troviamo veramente in condizioni estreme. In questi casi forse potremo utilizzare detector VLF Multifrequenza (2, 3 o più Frequenze contemporanee), un BBS/FBS (tecnologia brevettata dalla Minelab) o, come nel caso sopra elencato, un Pulse Induction. I VLF Multifrequenza e i BBS/FBS permettono infatti di lavorare in caso di contemporanea presenza di mineralizzazione salina e ferrosa (ma quest’ultima non deve essere estrema come per le sabbie nere) e offrono un’ottima discriminazione ma risultano poco sensibili su oggetti in oro di piccole dimensioni come orecchini o catenine sottili. I Pulse, specie quelli più recenti, offrono ottima sensibilità sugli oggetti minuscoli ma hanno una discriminazione poco affidabile se non aleatoria.
Forma e Sostanza…
A volte la nostra scelta sarà quasi obbligata. Gli anelli infatti, proprio per la loro forma caratteristica e per la densità del metallo che li compone, tendono ad affondare nella sabbia con una velocità molto superiore a quella delle monete. Ciò implica che, a parità di tempo dallo smarrimento, è molto più probabile che gli anelli siano arrivati a profondità maggiori rispetto a monete perse nello stesso istante. Sintetizzando le informazioni sopra indicate, a volte ciò implica la necessità tassativa di utilizzare macchine Pulse con piastre di dimensioni adeguate. Macchine VLF non riuscirebbero, specie in presenza di acqua salata, a raggiungere tali profondità.
A conforto di quanto appena detto, ecco Sergio/”Xergix” che ci fornisce la sua esperienza diretta: “Trovare un anello in questo ambiente non è cosa facile perché, proprio a causa della conformazione del gioiello, questo sprofonda velocemente nella sabbia. Quest’anno mi è capitato di recuperare una fede persa da un amico; in meno di 32 ore è sprofondata di oltre 30 cm nel punto dove era caduta. Se non avessi avuto un Pulse e una piastra di dimensioni adeguate non l’avrei trovata e, nonostante tutto, il segnale era flebile al limite dello scavo. Questo la dice lunga della difficoltà dei ritrovamenti anche se, comunque, rispetto ad altri target, se è nei primi 15 cm un anello risponde molto bene al metal.”
Un Inverno da brivido…
Quando la stagione estiva è finita e i bagnanti non affollano più le spiagge, “rifornendole” altresì di nuovi target come monete, braccialetti, catenine e i nostri agognati anelli, le strategie di ricerca devono essere radicalmente cambiate. Non solo gli oggetti avranno raggiunto profondità prossime al limite teorico, ma le nuove condizioni di instabilità meteorologica, con temporali e mareggiate, produrranno delle variazioni significative ai fondali e alle spiagge. La ricerca diventa quindi più complessa e richiede un’esperienza più approfondita, specialmente per capire
quali sono le zone dove i target più pesanti, come quelli che cerchiamo, tenderanno ad accumularsi. Mauro ci lascia a tal proposito un sintetico commento: “Nei mesi invernali il discorso cambia. Tutto dipende dal tipo di spiaggia e dalle correnti. Gli anelli li troverai dove normalmente si trovano oggetti pesanti, cioè piombi (da pesca) e ferro! E fate anche attenzione alla consistenza della sabbia. Sarà infatti più frequente, secondo la mia esperienza, trovarli dove quando entri senti sotto i piedi la sabbia dura, compatta e nella quale non si affonda.”
Tecnicamente questa ultima osservazione si spiega in maniera molto precisa. Uno strato di sabbia più compatto è contraddistinto da una densità maggiore a quello di una zona dove è facile affondare. Questa maggiore densità fungerà da fattore frenante alla discesa degli anelli (o gli altri target). Aggiungo inoltre che le sabbie nere o scure, avendo una densità ancora superiore, tendono ad “frenare” ancora di più la discesa degli oggetti. La velocità quindi con cui si recupera un anello, dal momento della sua caduta a terra, risulta molto più critica in sabbia bianca e bagnata rispetto a quella nera, che oppone maggiore resistenza allo sprofondamento.
Sergio ci invita ad una attenta analisi della spiaggia e, in special modo, della battigia: “Nella fase invernale le cose cambiano radicalmente, lì occorre studiarsi bene la conformazione della battigia, cercare zone dove il mare scava e evitare le zone di riporto; in genere se si trova un posto dove saltano fuori le vecchie lire bisogna insistere fino allo sfinimento perché il posto è buono. Il mare tende a radunare, a causa delle correnti e del moto ondoso, monete e anelli in un posto limitato e relativamente circoscritto: io li chiamo “accumuli” . Quando si ha la fortuna di trovarne uno, state certi che le sorprese non mancheranno.”
Qualche questione tecnica…
Fin’ora, salvo alcuni veloci accenni, non abbiamo focalizzato troppo la ricerca di anelli in mare sulle caratteristiche dei metal detector. Per la particolarità del nostro obbiettivo ci sono alcune funzioni dei cercametalli che potranno darci un po’ d’aiuto. I modelli con display, magari dotati di identificazione numerica VDI (Visual Discrimination Indication) con sufficiente risoluzione, saranno sicuramente più utili nella identificazione, difficile di per se, degli anelli, specie quelli in oro e non particolarmente grandi.
Se infatti gli anelli in argento tendono ad essere piuttosto semplici da identificare, grazie all’elevata conduttività di questo metallo, quelli in oro, come abbiamo già detto, tendono ad essere confusi più facilmente con target non nobili come strappi di lattina o pezzi di stagnola. Queste identificazioni numeriche saranno molto più accurate su sabbia asciutta, specie se bianca/gialla, mentre diventeranno più incerte e
inconsistenti sul bagnato o in immersione. A tal proposito ecco il pensiero di Sergio: “In sabbia asciutta, purtroppo, gli anelli si fanno solo “trovare”; se li cercate difficilmente li troverete. Sarà comunque sempre una bella sorpresa. Quelli d’oro poi sono maledetti, perché l’oro risponde solo in base a quanto ce n’è: un anello grande ha un VDI alto, di contro uno sottile avrà un VDI vicino alla stagnola. Al contrario l’argento e la bigiotteria daranno VDI coerenti. In conclusione, su sabbia asciutta esiste solo il motto del cercatore: ”Nel dubbio… scava!”.
Mauro aggiunge che: “In ricerca sulla spiaggia asciutta, con il mio detector, avendo anche una frequenza molto alta (22.5 kHz) li sento distintamente (dagli strappi di lattina. N.d.R.) se li trovo vicino agli ombrelloni o negli spazi di spiaggia libera dove la gente mette i lettini e si spalma la crema solare. Ne trovo poi molto spesso anche nei punti molto sporchi delle spiagge libere che vengono utilizzati per giocare.”
Modello…”Giuditta”… per il cercatore sempre a-la-page…
Non potevamo concludere questa breve e semplice analisi sulla ricerca in mare degli anelli senza dare qualche suggerimento circa le attrezzature a complemento del nostro detector e ad alcune piccole attenzioni da tenere quando si opera in questi contesti.
ABBIGLIAMENTO BASE
Se la ricerca su sabbia asciutta, magari in primavera/estate, non prevede di solito un abbigliamento particolare, consiglio sempre di evitare di fare ricerca a piedi nudi; non solo perché camminare sulla sabbia asciutta con le scarpe è molto meno faticoso perché tenderemo ad affondare di meno, ma anche perché è sempre più prudente proteggere i piedi da possibili tagli o escoriazioni dovute a immondizie metalliche e non. D’estate o comunque durante le giornate assolate, è tassativo l’utilizzo di un cappellino con visiera, crema solare con protezione adeguata e idonea scorta d’acqua, per evitare scottature, insolazioni e colpi di calore. Se prevedete poi una lunga sessione di ricerca, suggerisco anche l’utilizzo di occhiali da sole con buona protezione UVA/UVB perché anche il solo riverbero del sole sull’acqua può affaticare molto gli occhi.
D’inverno/autunno, o nelle giornate umide e nuvolose, vi consiglio un berretto di lana (da “marinaio”) per limitare i disagi dovuti alla forte umidità.
Se ci spostiamo in battigia rimangono sempre valide le indicazioni date finora. Mi raccomando ovviamente di fare attenzione a non bagnare il control box del vostro detector, se non è un modello immergibile, magari ricoprendolo con della pellicola trasparente per alimenti che vi permetterà comunque di agire su pulsanti e manopole ma offrendo una buona protezione da schizzi e spruzzi d’acqua accidentali. Se il vostro detector permette al control box di essere sganciato dall’asta (vedi XP Gmaxx, Goldmaxx, C-Scope CS6Mxi/CS4MXi, Minelab Sovereign etc.), vi consiglio di procurarvi un piccolo zainetto a prova d’acqua e, una volta regolata la macchina, mettere il box nello zainetto e non pensarci più.
Chi invece vuole avventurarsi nell’acqua dovrà tenere conto non solo della temperatura molto più bassa, ma anche dell’altezza della medesima e delle peculiarità nello scavo. Stare molte ore in “ammollo” a temperature che vanno tra i 10 e i 20 gradi in meno rispetto alla temperatura corporea non è ne piacevole ne salutare. Se chi cerca in pochi cm d’acqua può tranquillamente utilizzare degli stivali da pesca, per chi vuole immergersi un po’ di più, magari fino alla vita, non posso non raccomandare i wader (stivaloni da pesca che arrivano fino al petto) o una muta da sub che sia adeguata alle temperature stagionali dell’acqua.
Circa le peculiarità di scavo, vediamo subito che se mentre in sabbia asciutta o in battigia può essere sufficiente utilizzare una piccola pala, o al limite una comoda sestola in plastica o in metallo, in mare è praticamente obbligatorio usare una pala specifica “a bicchiere”, dotata di un manico lungo, per poter scavare anche senza poter vedere esattamente il punto.
Ci sono moltissimi modelli di pala da mare, di diverse fogge e materiali. Vi invito a sceglierne una di buona qualità e affidabilità. Le sollecitazioni e la salsedine possono davvero mettere alla prova questo essenziale strumento di recupero e quindi, come recita l’antico proverbio: “Chi più spende meno spende”
Come ultima raccomandazione vi ricordo di effettuare, dopo ogni giornata di ricerca, un bel lavaggio degli strumenti (metal detector, pala, sestola, muta, stivali etc.) in acqua dolce facendo attenzione a rimuovere ogni residuo di salsedine e sabbia. Per coloro che utilizzano detector subacquei, una particolare cura è richiesta nella manutenzione delle guarnizioni stagne che, se trascurate, possono velocemente deteriorarsi e procurare gravi danni allo strumento per colpa delle infiltrazioni d’acqua.
Potremmo continuare a parlare della ricerca degli anelli per ancora tanto tanto tempo, ma credo che queste informazioni possano essere un buon punto di partenza per chi vuole dedicarsi a questi preziosi oggetti.
Come nella prima parte… Se queste informazioni vi saranno utili e magari vi aiuteranno a trovare un anello… beh… ricordatevi di me e mandatemi una foto… e una birra doppio malto!
In bocca al lupo!
Leonardo/”Bodhi3”
AMD Tech Team
Buongiorno, mio marito ha perso la fede il 15 agosto a pochi metri da Riva, dove l acqua è alta circa 1,30. la sabbia è nera e conosciamo più o meno il punto preciso dove è caduta. Vorremmomprovareva cercarla con un metal detector subacqueo anche se non siamo esperti del settore. Potete cortesemente darci qualche consiglio su quale metal acquistare o a chi rivolgerci. Abbiamo trovato molte utile il vostro articolo.vi ringraziamo enormemente…potete immaginare il valore affettivo, soprattutto dopo pocompiu di un mese di matrimonio!
Chiedo scusa per il ritardo nella risposta.
Qualora non sia riuscita a trovare ancora l’anello, la invito a utilizzare i social network come Facebook per ripetere l’appello. Molto spesso nei vari gruppi (basta cercare “metal detector” e ne compariranno centinaia) ci sono tante persone che potrebbero aiutarvi.
In bocca al lupo!
Leonardo
AMD Tech Team
SALVE , SIG LEONARDO ,SONO BRUNO DA LUCCA. HO APPENA FINITO DI LEGGERE LA SECONDA PARTE DEL SUO INTERESSANTE ARTICOLO. E’ SENZ’ALTRO UNA COSA MOLTO UTILE PER QUELLI COME ME CHE STANNO PER INIZIARE LA RICERCA. NELLA PRECEDENTE E – MAIL LE HO CHIESTO ALCUNI SUGGERIMENTI.
LE SARO’ GRATO PER UNA SUA EVENTUALE RISPOSTA . BRUNO.
MIO E – MAIL : OTTAVIANOAUGUSTO3@GMAIL.COM
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Esiste un associazione Onlus che effettua gratuitamente il recupero di oggetti smarriti attraverso il metal detector.
Tale associazione si chiama SOS Metal Detector Nazionale.
http://www.sosmetaldetector.it