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ARCHEO: I Romani e la scoperta del Brasile

Dopo il grande successo del primo articolo, sono entusiasta nel pubblicare un secondo pezzo dell’amico Ruggero “Sagoyo”, amministratore del forum SUPERELITE. Questa volta il nostro Ruggero ci parlerà di Romani e Brasile… E della sua emozionante archeo-avventura vissuta in terra sudamericana…

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“Diamo a Cesare quel che è di Cesare”

La Storia la conosciamo tutti:l’America l’ha scoperta Cristoforo Colombo o, perlomeno, Colombo fu colui che diede seguito ad una scoperta territoriale. Quindi una conquista vera e propria.  Perchè scoprire una terra, a quei tempi, e non farla seguire da una sistematica occupazione, equivale all’inventore che non brevetta la propria idea (per questo,vedere sotto la voce:Meucci/Bell.).

Ogni tanto però,  qualche studioso,  o pseudo tale,  cerca di propinarci il concetto dei Vichinghi come primi scopritori delle Americhe. Personalmente, non trovo così astrusa l’idea di una o più barche vichinghe capitate da quelle parti per necessità o per caso. Ma questo può essere successo a tante altre popolazioni del passato, prima fra tutti i Fenici.

E allora, si può parlare di scoperta? Direi di no.

O perlomeno dovremmo dire di una scoperta senza nessun seguito, senza nessuna interferenza, e senza nessuna conseguenza, positiva o negativa che sia. Ed ecco che all’orizzonte, con nessun clamore e con nessuna copertura mediatica, a ben studiare, vedremmo qual è il popolo che per primo in assoluto ha scoperto le Americhe, allacciando rapporti commerciali. Rendendo, quindi, la scoperta un qualcosa di duraturo e vantaggioso per i popoli interessati.

Questi primi scopritori furono gli antichi Romani!

Impero Romano in America.

La scoperta nel 1886 in Texas di un antico natante romano e la presenza nello stesso territorio di monete imperiali romane dello stesso periodo suggerirebbero un antico contatto tra Romani e nativi americani nel IV secolo d.C. Un incontro le cui tracce resterebbero nell’antica lingua dei Karankawa,  la tribù del posto oggi estintasi. Nel giugno e agosto del 1886 alcune tempeste erosero una considerevole parte della spiaggia di Galveston Island,  in Texas.”

(Questo articolo lo potete leggere per intero qui: www.oopart.it/i-romani-in-merica.html )

Io mi soffermo, invece, sui Romani in Brasile. Poco se ne conosce, e nessuno ne scrive.

Nel 2004, ho avuto la fortunata coincidenza di trovarmi nei pressi degli scavi condotti da archeologi brasiliani, nella città di Salvador de Bahia, nel nord-est del Brasile. Scavi sul sito di un’antica fortezza a difesa della città.

Vista la mia insistente(e forse fastidiosa) curiosità, un’archeologa decideva di farmi entrare nel sito proprio nel momento topico:l’estrazione dal terreno di un’anforetta contenente delle monete, un tesoretto. Poco prima, quando ancora ero oltre le barriere di protezione, l’archeologa mi aveva accennato a monete che all’apparenza sembravano romane.Le avevano portate già via, sotto chiave, e non poteva mostrarmele.

Tolta, con ogni cautela, l’anforetta dal terreno i numerosi addetti ai lavori rimasero basiti, stupiti, senza parole. Un gesto del capo-scavo, rivolto a dei poliziotti a guardia del sito, e subito mi ritrovo fuori, con nessun riguardo. E la stessa archeologa, così tanto carina prima, ora negava anche una semplice parola.

Ma che succede, anzi, cosa era successo?

La risposta non tarderà ad arrivare.Dopo circa un’ora di attesa, all’esterno del recinto, uno degli addetti, presumibilmente un archeologo mi si avvicina e mi dice: “Le monete sembrano romane, ma non è possibile. Ora portiamo tutto via, se domani torni magari qualcosa la possiamo dire”.

Ringrazio per la notizia, in fondo non erano tenuti a darmi nessuna spiegazione. Non riesco però ad aggiungere altro.  Troppa la sorpesa, tanta la coincidenza, e a dirla tutta, mi sembrava di vivere un sogno. Il giorno dopo ritorno armato di macchinetta fotografica e cellulare, cose che il giorno prima, purtroppo, non avevo con me, visto che provenivo da una mattinata trascorsa al mare. Ma tutto era cambiato:il sito blindato da una recinzione in lastre di ferro, divieto assoluto anche solo ad avvicinarsi,  polizia militare sorda ad ogni richiesta, faceva precipitare ogni sogno di poterne sapere di più, in mare.

Ritornare sul sito anche nei giorni seguenti, non valse a nulla. Solo un trafiletto nel giornale O Globo, diceva di uno ritrovamento di monete di provenienza mediterranea.

Ho sognato? Troppa immaginazione? No!
Esistono altri riscontri sull’effettiva esistenza di colonie e commerci romani in Brasile.

Vediamoli…

Non dico che quello che sto per scrivere possa cambiare la Storia. Però, anche solo la consapevolezza dei fatti, potrà renderci più critici su tutto quello che altri decidono sia giusto per noi.

Nel 1976 un subacqueo si immerge nelle acque di Pedra do Xaréu, Ilha do Governador,  nello Stato di Rio de janeiro, Brasile. Scopre due anfore romane e pezzi di ceramica, visionatole la ricercatrice americana Elisabeth Will le considera subito romane, III sec a.C. Invece, gli archeologi brasiliani non ne sono convinti.

Nel 1982, Robert Marx, ricercatore americano, decide di andare sul sito per nuove immersioni.
E scopre, incredibilmente, i resti di un’imbarcazione romana del III sec. Logicamente si capisce da dove provenissero le famose anfore trovate nel ’76.

E da questo momento si può tranquillamente dire che non fu Cabral lo scopritore del Brasile, ma gli antichi Romani!

Sembra una cosa logica, ma non lo è.  Il Governo brasiliano fa di tutto per non divulgare la notizia ed in più la taccia, attraverso accademici, di essere infondata. Non vuole togliere a Cabral il titolo di scopritore del Brasile. Se ne occupa addirittura la Marina Militare brasiliana, affermando che Marx
era solo interessato a contrabbandare i suoi ritrovamenti e farli valere di più dicendoli romani.
Aggiungendo inoltre, che si tratta di resti di un relitto portoghese, una Caravella del XVI sec. trovata nei paraggi.

Un certo Americo Santarelli (nomen omen), vicino all’ambiente del Governo, dichiara di essere stato lui a mettere quelle anfore in mare, solo per renderle più “vissute”. Il Brasile, quindi, espelle Robert Marx, decisione che fa intendere molte cose. Visto però che la polemica non si placa, si chiamano i rinforzi: da Lisbona, Portogallo, il ricercatore Francisco Alves dichiara nel 2003, che una nave così piccola(la romana) con un solo albero maestro, non avrebbe mai potuto navigare contro-vento nell’Oceano ed arrivare sino al Brasile.

Il finale è scontato: le due anfore scomparse misteriosamente, ed il sito subacqueo del ritrovamento vietato ad ogni attività, perchè diventato luogo di esercitazioni(cannoneggiamenti)della Marina Militare brasiliana!

La Storia è diventata storia!

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© 2010 by Ruggero “Sagoyo” – http://metaldetectorsuperelite.blogfree.net

2 pensieri riguardo “ARCHEO: I Romani e la scoperta del Brasile

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